Il sogno di una vita
Con il sostegno dell’intera famiglia, lo chef del famoso ristorante Tyrol ha realizzato infatti il sogno di sempre: gestire una realtà che gli permettesse di produrre gran parte delle materie prime che impiega in cucina, già ai più alti livelli di ristorazione nel panorama trentino.
Ecco allora la stalla, con nove mucche il cui latte viene trasformato in formaggio da un piccolo caseificio vicino e affinato nel volt dell’Agritur secondo metodi e ricette che non verranno svelati nemmeno sotto tortura! Ci sono poi i maiali per produrre i salumi e l’orto per coltivare le erbe aromatiche e le insalate.
Tutto a chilometro zero insomma o – come ama dire il cliente – addirittura a “metri zero”. Quello che non si riesce ad autoprodurre, come la carne, viene acquistato dai migliori produttori locali, in una logica che è stata seguita anche per la realizzazione della struttura.
Il sorprendente risultato architettonico è infatti il frutto di una rete di professionisti della valle, che hanno fatto emergere il meglio delle proprie capacità: dagli artigiani, che hanno seguito i lavori interni, allo studio di Pozza dell’architetto Damiano Gross, ideatore del progetto, che però sottolinea come questo sia frutto di una perfetta sintonia tra committente, progettista e l’azienda costruttrice, la Rasom Wood Technology.
La testimonianza
“Abbiamo ragionato molto sulla disposizione dell’edificio rispetto all’emergenza naturale del paesaggio e sulla necessità di mettere in stretto collegamento la parte ricettiva e il ristorante con la stalla, convinti che la simbiosi di queste funzioni desse un risultato di maggiore valore rispetto alla semplice somma di esse”.
Ecco allora gli avvolti di affinamento dei salumi e dei formaggi e una suggestiva vetrata nel ristorante che permette di osservare da vicino mucche e vitellini.
Particolarmente apprezzata, soprattutto dai più piccoli, la presenza dei cavalli avellinesi che potranno essere cavalcati nel maneggio.
“La parte più interessante dal punto di vista tecnico – sottolinea l’architetto – è stata per noi, che alla fine siamo creatori di forme, cercare l’ubicazione corretta rispetto all’ambiente naturale, disporre correttamente la struttura al sole, rendere fruibili gli spazi esterni. La scelta di costruire degli edifici molto tradizionali, con un linguaggio ed una tecnica che da sempre si trova in questo territorio, ha implicato la necessità di trovare un rapporto tra le due case, che non dovevano quindi
avere eccessive simmetrie e allineamenti”.
Il risultato finale è assolutamente azzeccato, con una struttura armoniosa che sembra sia sempre stata lì, in quel luogo.